Alessandro Gallucci, Lungo Viale. Acquaforte inedita.

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Alessandro Gallucci, Lungo Viale. Acquaforte. Dimensioni lastra cm 30 x 20. Firmata, intitolata e numerata (antilettera) dall’autore. Stampata negli anni ’70 per cura di Piergiorgio Spallacci. Gallucci realizzò fra gli anni ’30 e ’40 diverse incisioni di cui non stampò mai vere e proprie tirature ma solo qualche esemplare ad uso privato. Gli esemplari in tiratura coeva sono quindi pochi e rarissimi nel mercato. Le tirature realizzate negli anni ’70 sono da intendersi quelle canoniche per l’opera incisoria dell’Artista e costituirono il materiale per la prima mostra di incisioni dell’Artista. In questo caso si tratta di una prova di stampa di una di queste lastre ritrovate. E’ molto probabile che la non perfetta conservazione della lastra (si vedono infatti delle parti indistinte a ridosso del tetto) abbia sconsigliato l’editore e l’autore ad eseguire la tiratura. Conferma del fatto che la tiratura non sia mai stata eseguita è l’assenza di questa acquaforte dal catalogo: Alessandro Gallucci incisore. Pesaro, 1979. In ottimo stato e molto ben incorniciata. Da Notizie sulle stampe di Alessandro Gallucci scritto di Piergiorgio Spallacci presente in Alessandro Gallucci: topoi e luoghi. Rimini, 1987: “Se la mia stamperia fosse nata altrove, credo che le acqueforti di Alessandro Gallucci non sarebbero mai state “tirate” e quindi sconosciute, sottraendo un capitolo importante alla sua opera…… Fu in occasione di una mostra di Carrà che mi accennò per la prima volta, alle sue acqueforti; non sapeva dove fossero finite le prove di stampa, ma mi promise di cercarle assieme alle lastre. Il mese seguente salivamo la scaletta pensile del suo studio………. Il “Professore” aveva preparato le stampe appese alle tavolette che facevano da cornice…. Rimasi sorpreso della loro bellezza, soprattutto del loro impianto. Ma a parte i bei motivi, le prove di stampa erano troppo approssimative e cariche d’inchiostro. Mi spiegò che vennero realizzate alla buona sul torchietto progettato a suo tempo dall’amico Aldo Pagliacci che l’aveva poi fatto eseguire dal fratello fabbro. Nei mesi seguenti Gallucci ritrovò tutte le lastre che aveva inciso dal 30′ al ’34. Erano 31 più due del 1947, per un totale di 33 e non era poco”.

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