Mario Giacomelli, “Metamorfosi della terra”. Fotografia.

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Mario Giacomelli, Fotografia originale in stampa vintage riconducibile alla serie “Metamorfosi della tera”. Dimensioni cm 29 x 17. Stampa anni ’60. Timbro a tampone dell’autore sul retro. In ottimo stato. Incorniciata.

Metamorfosi della terra. Fotografie realizzate tre il 1960 e il 1980 a Monte Lago, Vallone e Arcevia e tra il 1955 e il 1968 a Sant’Angelo di Senigallia. Siamo di fronte a un lavoro di ispirazione assai diversa rispetto ai paesaggi della serie Presa di coscienza sulla natura: qui la ripesa del territorio mostra le ferite inferte dal lavoro dell’uomo, o dall’abbandono. La ricerca dunque si sposta dal piano espressivo a quello più narrativo o documentario, mentre il segno non è più astratto ma ritratto fedele, pur nella sua componente grafica. Mario Giacomelli mostra una terra che l’uomo sta portando alla distruzione, attraverso la documentazione dell’aspetto che, stagione dopo stagione, anno dopo anno, gli stessi luoghi vanno assumendo. Il territorio marchigiano, come gran parte di quello italiano del resto, è collinare o montuoso, e l’antichità dei rilievi comporta anche la loro fragilità, la vulnerabilità da parte di coltivazioni intensive o inappropriate. Nelle fotografie appare evidente come il frazionamento delle terre, già frutto dell’antica misura romana e poi dell’ideale settecentesco del “bel podere”, ottenuto attraverso precise linee geometriche e rotazione delle colture, stia scomparendo, e come l’incuria rena fragile e meno ordinato il terreno. Il sistema delle colture in piccoli appezzamenti e la rotazione è scarsamente redditizio se paragonato con la moderna coltivazione basata sulla concimazione e sullo sfruttamento intensivo. Nel linguaggio di Giacomelli, attento ai lasciti della tradizione, alla riflessione sulla malattia e la morte, oltre che al carattere espressivo della materia, il destino della terra diviene metafora di una condizione più universale, del dolore che attraversa tutto, animato e inanimato. “La Terra rappresenta l’indicibile, lo spazio e il tempo./ La Terraè la pelle e l’anima di qualcosa di grande./ La Terra suscita nuove realtà dentro noi,/ è deposito di energia./ La Terra abita la vita./ La Terra, buona anche se si sente umiliata/ dalla speculazione dell’uomo./ Le cose visibili nella Terra sono i segni/ che fanno emergere l’invisibile,/ l’emozione della mente,/ continua mutazione./ Godi il senso e il segno/ una compiutezza, una freschezza,/ un fascino misterioso./ La Terra è il palcoscenico/ è il giardino dove respiriamo/ dove vedi l’interpretazione sociale dell’uomo,/ la magia del crescere nell’atto di scavare nella creazione” (Celant, Mario Giacomelli. Bologna, 2011).

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